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Giorgio Häfner - Luigi dei Sacri Cuori

Georg Häfner nacque il 19 ottobre 1900 a Würzburg in Baviera da Valentin e Barbara Hewig Ulsamer, persone semplici, umili e credenti, che seppero trasmettergli un’educazione sana e una fede profonda. Venne battezzato il 28 ottobre 1900 con il nome di Giuseppe Giorgio Simone.
Fin da fanciullo, rese manifesta la sua forte inclinazione alla vita sacerdotale. Si prodigò come chierichetto nel servizio della messa, e molto spesso intratteneva i suoi compagni giocando ad imitare il sacerdote nell’atto della celebrazione eucaristica. Grazie ai molti sacrifici economici compiuti dai suoi genitori, il giovane Georg iniziò a frequentare gli studi ginnasiali.
Nel 1918 conseguì il diploma di maturità e, a causa del conflitto mondiale, fu reclutato nell’esercito, dove però non si rese mai partecipe di nessuna azione militare. Nel 1919 intraprese, in preparazione al sacerdozio, gli studi di filosofia e poi di teologia presso l’Università della sua città natale e l’11 gennaio del 1920 entrò anche a far parte del Terz’Ordine Carmelitano ricevendo il nome di Frater Aloisius del Santissimo Sacramento.
Ottenuto il diploma di laurea in teologia, il 13 aprile 1924, nella chiesa del Seminario St. Michael di Würzburg, fu ordinato presbitero dall’Arcivescovo di Bamberga Mons. Jacob von Hauck. Subito dopo l’ordinazione sacerdotale, svolse il suo ministero pastorale in diverse parrocchie fino al 12 novembre 1934, data in cui fu nominato parroco di Oberschwarzach. Qui egli si distinse per lo straordinario zelo, la grande carità e la ferma fede.
Il Venerabile Servo di Dio adempì sempre ogni suo dovere sacerdotale con grande umiltà, sempre silenzioso e in costante preghiera. Il suo desiderio più grande fu quello di cercare di formare dei cristiani consapevoli dei doveri e fedeli alle pratiche religiose.
Per la sua feconda attività pastorale, incentrata anche nell’insegnamento della religione nelle scuole statali, il parroco di Oberschwarzach fu considerato un vero nemico del regime nazionalsocialista per aver divulgato i principi cristiani, considerati contrari allo Stato. A tal proposito, i nazisti iniziarono a cercare diversi espedienti per poterlo ostacolare ed arrestare. Non trovando nessun capo di accusa valido si ricorse ad uno stratagemma. Fu, infatti, durante il funerale di una guardia forestale che venne data ai suoi nemici l’occasione di denunciarlo alla Gestapo. Don Georg, in quell’occasione, dichiarò, durante l’orazione funebre che il defunto, prima di morire, si era riconciliato con la Chiesa Cattolica, affermando la non validità del suo secondo matrimonio contratto solo con il rito civile.
Il 31 ottobre 1941 pertanto il Servo di Dio fu ingiustamente arrestato, interrogato e imprigionato nel carcere di Würzburg con l’accusa di “comportamento ostile ai danni dello Stato”. Considerato prigioniero politico, Don Georg, il 12 dicembre 1941, fu deportato dalle autorità naziste nel campo di concentramento di Dachau.
Durante il periodo della persecuzione e della prigionia, il Servo di Dio non smise mai di predicare i saldi principi della fede cristiana, dimostrandosi fermo anche nella sopportazione di tutte le sofferenze fisiche e morali. Egli portò la croce compiendo ed accettando in ogni istante la volontà di Dio.

 

Morì di stenti il 20 agosto 1942.

 

La cerimonia della beatificazione si è svolta a Würzburg il 15 maggio 2011.

Juan de Palafox y Mendoza (Vescovo)

Nacque a Fitero (Navarra), in Spagna, il 24 giugno del 1600, e fu battezzato il 29 giugno, festa di San Pietro, verso il quale ebbe sempre speciale devozione.
Nel 1610 fu affidato, per la sua educazione, alle cure del vescovo di Tarazona don Diego de Yepes, e per cinque anni frequentò il Collegio della Compagnia di Gesù nella città di Tarazona, da dove poi passò alle Università di Huesca, Alcalá e Salamanca. Finiti gli studi, nel 1621 ritornò ad Ariza, dove governò gli stati di suo padre il Marchese ed ebbe l’opportunità di leggere ed approfondire molti altri autori e testi.
Per interessamento del Conte-Duca de Olivares gli furono offerti posti ed onori nella Madrid di Filippo IV, prima nel Consiglio di Guerra, nel 1626, e, dal 1629, in quello delle Indie, distinguendosi notabilmente per la sua prudenza e intelligenza nei suoi interventi in entrambi.
Nel 1629 ebbe luogo un fatto decisivo nella sua vita, in quanto, dopo un anno di intensa preparazione, nella preghiera e nella penitenza, ricevette l’ordinazione sacerdotale il 15 aprile. Poco dopo l’ordinazione il Re gli conferì la missione di accompagnare, in qualità di cappellano ed elemosiniere, sua sorella Maria, divenuta sposa del re di Ungheria, futuro imperatore. Fu durante questo viaggio di oltre un anno per l’Europa che ebbe luogo il suo incontro mistico con l’Umanità di Cristo attraverso un Crocifisso, con le braccia e le gambe spezzate dagli eretici. Sentì che il Crocifisso gli chiedeva di non lasciarlo lì abbandonato; lo prese con sé, lo fece restaurare, e fu suo compagno di viaggio per il resto della sua vita.
Nel 1639, dopo le opportune consultazioni, don Giovanni de Palafox fu designato per la sede episcopale di Puebla de los Ángeles, con l’aggiunta di altri importanti incarichi di governo nella Nuova Spagna, come quello di Visitatore. Partì per le Indie nel 1640 e là rimase fino al 1649, disimpegnando importanti incarichi al servizio della monarchia e della Chiesa, non senza dispiaceri e incomprensioni da parte di coloro che rifiutavano di sottomettersi alle direttive della disciplina ecclesiastica e all’ordine stabilito dalle leggi della monarchia. In quelle terre si ricorda ancora il Beato Palafox come il grande riformatore, l’instancabile pastore di anime, il protettore dei diseredati e degli indigeni, e anche come il costruttore della cattedrale e di numerosi altri edifici, e il fondatore della Biblioteca Palafoxiana, formata da diverse migliaia di volumi che regalò dalla sua biblioteca privata portata dalla Spagna.
Come prelato, si distinse per la sua attenzione pastorale ed educativa, creando i Collegi di San Pietro e San Paolo per la formazione dei seminaristi, erigendo in essi e dotando cattedre di lingue indigene, senza la conoscenza delle quali non ordinava i sacerdoti. La costruzione della cattedrale, di chiese parrocchiali e altre fondazioni furono sempre al centro della sua attenzione, così come l’istruzione del popolo fedele nella dottrina della fede, mediante le catechesi che lui stesso impartiva nelle sue visite.
Da buon canonista e zelante pastore, ebbe speciale preoccupazione di applicare strettamente le norme promulgate dal Concilio di Trento, riguardanti la disciplina ecclesiastica, il culto eucaristico, il culto mariano e dei santi, la dignità della liturgia e del canto, e, soprattutto, quelle riguardanti una delle sue più costanti preoccupazioni, la formazione del clero.
Il Vescovo Palafox dovette ritornare in Spagna, per ordine del re, in seguito ai problemi sorti intorno ai suoi interventi come riformatore, ma continuò governando la Diocesi, per mezzo dei suoi vicari e di lettere pastorali fino al 1654, in cui fu trasferito a quella di Osma, dove continuò esercitando il suo zelo pastorale fino alla santa morte, avvenuta nel palazzo episcopale di quella città il 1 ottobre 1659.

La cerimonia della beatificazione si è svolta il 5 giugno 2011.


Giovanna Maria Condesa Lluch

Nacque a Valencia (Spagna) il 30 marzo 1862, in una famiglia cristiana di buona posizione socio-economica. Fu battezzata il 31 marzo 1862 nella chiesa di Santo Stefano, nella quale furono battezzati anche San Vincenzo Ferrer e San Luigi Bertrán. Ricevette una accurata formazione umana e cristiana, che contrastava con la mentalità razionalista che si apriva lentamente nella società valenciana del momento e che dette luogo ad una ondata di scristianizzazione. Nel periodo dell'adolescenza e della gioventù, rafforzò la sua vita come cristiana, nutrendosi delle devozioni religiose proprie del momento storico in cui visse, specialmente della devozione a Gesù Sacramentato, all'Immacolata Concezione, a San Giuseppe e a Santa Teresa che la portarono, a loro volta, ad acquisire progressivamente una maggiore sensibilità ed impegno verso i più bisognosi.

Molto presto scoprì il dono dell'amore di Dio che stava sfociando abbondantemente nel suo cuore (cfr. Rm 5, 5) e fece propria la missione di accogliere questo dono nella sua vita allo scopo di essere «Santuario di Dio, dimora dello Spirito» (cfr. 1 Cor 3, 16). La sua intensa vita di preghiera, la sua costante relazione con Dio, furono la forza che resero possibile che in ella maturassero i frutti propri di colui che vive secondo lo Spirito: la gioia, l'umiltà, la costanza, il dominio di se stesso, la pace, la bontà, la dedizione, la laboriosità, la solidarietà ... la fede, la speranza e l'amore. Per tutto questo, coloro che la conobbero ce la presentano come una donna che «Riuscì a vivere l'ordinario in modo straordinario».

Aveva appena 18 anni, quando scoprì che la volontà di Dio sulla sua vita era quella di darsi tutta ed abbandonarsi del tutto alla causa del Regno, per mezzo dell'evangelizzazione e del servizio alla donna operaia, interessandosi alle condizioni di vita e lavorative di queste giovani: una realtà di sofferenza che osservava dalla carrozza che la conduceva da Valencia alla spiaggia di Nazaret, dove la famiglia aveva una casa per riposo e sollievo.

Nel 1884, dopo vari anni di difficoltà ed ostacoli posti, specialmente, dall'allora Arcivescovo di Valencia, il Cardinale Antolín Monescillo, che la reputava troppo giovane per portare a compimento la proposta che gli fece di fondare una Congregazione Religiosa, ottenne da questo il permesso necessario per aprire una casa che accogliesse, formasse e ridesse dignità alle operaie che, dato il crescente processo di industrializzazione del secolo XIX, si spostavano dai paesi alla città per lavorare nelle fabbriche, dove erano considerate meri strumenti di lavoro; «Grande è la tua fede e la tua costanza. Vai ed apri un asilo per queste operaie per le quali con tanta sollecitudine ti interessi e per le quali il tuo cuore sente tanto affetto». Alcuni mesi dopo, in questa stessa casa si inaugurò una scuola per le figlie delle operaie; altre giovani si unirono al suo progetto condividendo gli stessi ideali. Da questo momento cominciò a prendere forma nella sua vita quello che sperimentò come volontà di Dio: «Io e tutto il mio per le operaie». Non si trattava di una frase fatta, era lo spazio che rendeva possibile la chiamata di Dio e la risposta di una persona, Giovanna Maria Condesa Lluch.

Convinta che la sua opera fosse frutto dello Spirito e desiderosa che divenisse una realtà ecclesiale, continuò ad insistere per ottenere il permesso di potersi organizzare come Congregazione Religiosa e così seguire Cristo, dando la vita per Lui nel servizio alle operaie, un impegno che le richiese l'esclusività e, da qui, la sua scelta di vivere in castità, in obbedienza ed in povertà in modo radicale. Purificata nella prova e mantenendo uno spirito sereno, fermo e fiducioso: «Signore, mantienimi ferma accanto alla tua Croce», facendo della fede la sua luce, della speranza la sua forza e dell'amore la sua anima, ottenne l'approvazione diocesana dell'Istituto nel 1892, che crebbe in membri e si estese in diverse zone industriali; nel 1895 emise la Professione temporanea insieme alle prime suore e nel 1911 la Professione perpetua.

Durante tutti questi anni la sua vita, vissuta sull'esempio della Vergine Immacolata, fu una donazione incondizionata alla volontà di Dio, facendo sue le parole di Maria all'annuncio dell'Angelo: «Eccomi sono l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola» (Lc 1, 38), parole che si trasformarono in chiave di spiritualità e in stile di vita, fino al punto di definirsi come «ancella della Ancella del Signore» e di dare nome e significato alla Congregazione da lei fondata.

Il 16 gennaio 1916, Madre Giovanna Maria Condesa Lluch passò a contemplare il volto di Dio per tutta l'eternità, raggiungendo quell'anelito di santità manifestato tante volte alle suore con queste parole: «Essere santa nel cielo, senza alzare polvere sulla terra». Espressione che denota come la sua vita sia trascorsa secondo lo Spirito di Cristo Gesù, coniugando la più sublime delle esperienze, l'intimità con Dio, con l'impegno che le giovani operaie raggiungessero anche questa sublime vocazione, essere immagine e somiglianza del Creatore, e che pose come manifesto il suo essere «Donna biblica, piena di coraggio nelle scelte ed evangelica nelle opere», così come fu definita da uno dei Consultori Teologi che ne studiò le virtù.

L'Istituto, nutrito dalla ferma volontà della sua Fondatrice, il 14 aprile 1937 ottenne l'approvazione temporanea pontificia da parte di Sua Santità Pio XI ed il 27 gennaio 1947 l'approvazione definitiva da parte di Sua Santità Pio XII.

La cerimonia della beatificazione si è svolta il 23 marzo 2003.


Maria Teresa di San Giuseppe (Tauscher)

Nacque il 19 giugno 1855 a Sandow, nel Brandenburgo, oggi in territorio polacco, da genitori luterani profondamente credenti.

Suo padre era un pastore della Chiesa Evangelica. Ad un certo punto, però, insoddisfatta della religione del padre Anna Maria approdò alla Chiesa cattolica. Ciò avvenne il 30 ottobre 1888, quando fece la sua professione di fede tridentina nella chiesa dei Santi Apostoli in Colonia. Questa meditata decisione le procurò, però, numerose umiliazioni e sofferenze, tanto da essere presto espulsa dalla casa paterna e licenziata dal suo incarico di direttrice dell'Ospedale psichiatrico di Colonia.

Rimasta così senza casa e senza lavoro, abbandonata da tutti, Anna Maria vagò a lungo prima di giungere in un asilo presso un Istituto religioso. Successivamente lavorò invece come dama di compagnia presso una famiglia. Fu allora che la giovane si accorse come nelle strade di Berlino tanti bambini, per lo più figli di italiani troppo impegnati nel lavoro per badare alla famiglia, fossero miseramente abbandonati a se stessi. Mossa da compassione, iniziò così a prendersi cura di loro. Per poter realizzare questo suo arduo scopo decise di fondare una comunità religiosa: la Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù. Iniziò la sua prima Opera presso Berlino, ove il 2 luglio 1891 aprì una prima casa, che battezzò “Casa per i senza casa” ed il 1° agosto iniziò ad accogliere i primi tre bambini poveri, oltre a riunire attorno a sé altre compagne desiderose come lei di prestare soccorso ai più sfortunati.

La sua carità non si limitò però esclusivamente ai bambini. Madre Maria Teresa di San Giuseppe, questo il nome da lei assunto in religione, si prese infatti cura anche degli anziani, di coloro che erano soli, abbandonati, lontani dalla Chiesa, degli emigrati, dei semplici operai che in qualche modo si trovano ad essere senza tetto.

Nel 1897 avvenne la sua ammissione al Carmelo nella casa generalizia dei Carmelitani Scalzi. Fondò poi la prima casa in Olanda nel 1898, il primo noviziato a Sittard nel 1899 ed ancora un altro noviziato a Maldon nel 1901. La sua grande devozione per San Giuseppe, la spinse a porre tutte le case dell'Opera sotto la protezione dello Sposo di Maria.

Nel 1903 compì il primo viaggio a Roma e dopo alcuni mesi si recò a Cremona per dare inizio all'attività in favore dei bambini poveri, nella casetta dell'onorevole Ettore Sacchi. Nel 1904 Madre Maria Teresa di San Giuseppe tornò per la terza volta a Roma per inaugurare la Casa madre a Rocca di Papa, aperta con l'aiuto del Cardinale Francesco Satolli e dei Carmelitani Scalzi. Fu proprio in tale occasione che la congregazione ricevette la sua denominazione definitiva, già prima citata.

Madre Maria Teresa di San Giuseppe spirò infine il 20 settembre 1938 presso Sittard, in Olanda.

La cerimonia della beatificazione ha avuto luogo il 13 maggio 2006. 

 


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